lunedì 7 dicembre 2009

Nuova prova

Di queste due poesie, entrambe risalenti agli ultimi giorni, la prima è un po' un esperimento: ho provato un nuovo distico, che però non mi convince ancora del tutto... probabilmente, in futuro lo modificherò in dodecasillabo più decasillabo.

La seconda, invece, è scritta col mio "classico" distico endecasillabo più enneasillabo.

Entrambe sono abbastanza attuali come ispirazione, ma hanno a che fare con sentimenti diversi.


Dovrei cantare lo sdegno e la vergogna
Di questi miei tempi oscuri,
Ma non ho forza per mettere alla gogna
Con modi forti e sicuri,
In modo che non si possan liberare
Mai, i nostri carcerieri
Menzogneri, maestri nell'ingannare,
Cuori cupi, animi neri.
Non ho forza: troppo grande è lo sfacelo,
La menzogna troppo oscena.
Ma avranno anche costoro, un dì, sotto il cielo,
La ben meritata pena.
E noi rideremo, fratelli, in quel giorno
Apertamente di loro:
Avranno una caduta senza ritorno,
Non avranno più ristoro.



Tempo d'attesa, d'esile speranza,
Di visioni quasi stentate
Che si affollano come in una danza,
Assieme a gioie inconfessate,
Lungo il fluire della mia mente
E poi affollano i pensieri.
Ed il mio sentire si fa assente,
Sperando che il sogno si avveri.
Ma poi mi riprendo, ma poi mi scuoto
Da questo sogno disperato,
Ripetendomi che esso è vano e vuoto.
Ma vorrei vederlo avverato.

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