venerdì 15 luglio 2011

Dopo i secoli, i giambi.

Son passati quasi dieci giorni dall'ultimo aggiornamento, ma ho avuto dannatamente tanta roba da fare nel frattempo.


Spero, nei prossimi giorni, di riuscire a riprendere un ritmo accettabile con gli aggiornamenti.

Intanto, vi lascio con due componimenti "giambici" ricolmi dell'invettiva che accompagna spesso il metro.


Si crede un padreterno, invece pare
Soltanto un grosso idiota mal cresciuto:
Si vanta, parla, parla e mena vanto,
Ma quando poi si passa ai fatti poco
Da solo lui riesce a fare, e cerca
Qualcuno che gli svolga quei lavori
Nei quali è molto scarso e vale nulla,
Per prender poi di questi lavoretti
Lui solo il vanto e molto spesso il premio.
S'atteggia amico e parla altisonante,
Di fatto è solamente un gran bugiardo.


Talvolta trovi, andando in pullman, gente
Assurda. Ammorba l'aria, certo, quello
Che mai si lava e puzza molto, orrore.
Ma ammorba ancor di più quel bimbo grezzo,
Convinto d'esser grande e forte e figo,
Al quale manca proprio del rispetto il
Concetto stesso: sbraita ed urla e grida,
Oppure canti idioti impone a tutti
Lasciando acceso a gran volume il suo
Dannato cellulare, orrendo suono,
Neanche fosse in discoteca, il grezzo.
Mi prende allora grande voglia matta,
Uscir di casa avendo spada aguzza o
Coltello almeno, e fare strage truce
Di questi bimbiminchia che, convinti
A torto d'esser grandi figaccioni,
Agiscon sempre come dei coglioni.
Ma poi mi calmo e placo l'ira: infatti
Non val la pena andare in cella al fresco
Per questi idioti nati tonti e tronfi.
Che faccian pure i deficienti: infatti
Vederli aumenta a tutti l'autostima.

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