venerdì 8 marzo 2013

Ritornano gli haiku

Dopo quasi tre mesi, mi decido nuovamente a pubblicare degli haiku sul blog.
In realtà, più che non aver pubblicato poesie, in questi mesi non ne ho proprio scritto nessuna. Quello trascorso non è stato un periodo molto tranquillo, decisamente no; e la cosa non ha fatto esattamente bene alla mia vena poetica: fra fisime, delusioni, depressioni e lutti in famiglia i versi sono passati non dico in secondo, ma forse anche in quinto o sesto piano.
Questi tre haiku, di fatto, sono le prime poesie che ho scritto nel 2013. Ho deciso di pubblicarle oggi, assieme all'altro post, perché mi sono deciso a cambiare un aspetto fondamentale del modo in cui aggiorno il blog: in passato cercavo di darmi delle date fisse, il che mi ha portato spesso a bloccarmi o a pubblicare boiate tirate via pur di rispettare una supposta scaletta; ora, invece, pubblicherò quel che avrò quando l'avrò pronto. Il che vuol dire pubblicare le poesie non appena sono pronte.

E questo ci porta agli haiku di oggi. Come è mia abitudine (sempre sia lode al cellulare con tastiera qwerty!) li ho scritti in pullman, ispirato da alcune sensazioni o immagini.
Il primo mi è stato ispirato da uno scorcio del porto di Cagliari, una visione del cielo che filtrava fra le nubi cariche di pioggia.
Il secondo, invece, è nato da una delle tante situazioni di vita quotidiana, quegli istanti che si concludono in se stessi e che forse sarebbero potuti, chi lo sa, diventare qualcosa di più. Il che è un modo altisonante, pomposo e nobilitante per dire che oggi ho tenuto aperte le portiere del pullman per far salire una ragazza straniera; lei mi ha ringraziato, e l'abbiamo finita per fare il viaggio seduti su posti affiancati. La tipica situazione che in un romanzetto o in un film porterebbe a chissà cosa, ma che nella vita reale si spegne in se stessa.
Infine, il terzo haiku è scritto ripensando alla giornata di ieri: si dice che marzo sia un mese "pazzo", e il passare da un freddo quasi invernale al caldo primaverile ieri è stata una sorpresa decisamente poco gradita per quanti erano vestiti in "modalità inverno". Come a dire che anche qualche goccia di sudore è degna della poesia; o, forse, che la mia poesia non vale più del sudore stesso.


Il grigio, il bianco,
E l'azzurro velato.
Eccoti, marzo.

Solo una breve
Gentilezza, un sorriso.
Vite sfiorate.

Cala, furtivo,
Questo abbraccio di sole
Stritola il fiato.

5 commenti:

  1. questo

    Solo una breve
    Gentilezza, un sorriso.
    Vite sfiorate.

    mi è piaciuto molto :)

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    1. Grazie. E' stato quell'episodio che mi ha spinto a scrivere qualche nuovo verso, mi fa piacere essere riuscito a renderlo così bene.

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    2. come sensazioni mi ricorda un po' "le passanti" di de andrè (traduzione della canzone francese ecc ecc)

      http://www.youtube.com/watch?v=XFT29VuKLkw


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  2. Faber è *decisamente* una delle mie fonti di ispirazione principali. ;)

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