venerdì 31 maggio 2013

E per gli strillatori fu la pittura

Dopo più o meno un mese da che ho completato i tre modelli autocostruiti, finalmente tutti e nove i miei strillatori di Tzeentch hanno visto la luce, o meglio la pittura.

Come molti avevano fatto notare, i miei tre modelli autocostruiti alla fine sono più grandi di quelli ufficiali. Ma, dopotutto, non è un grosso problema.

 Attorno agli occhi ho dato una sorta di "inchiostro brillante" (il glaze lamenters yellow della GW), buono per dare senza troppi problemi l'aria di una sorta di luminosità.

Lo schema di colore è molto semplice, e molto classico; o almeno così pensavo. Solo dopo essermi rotto le scatole con il color osso ho realizzato che lo schema di colore ufficiale non prevede tutte queste puntine dipinte come corna. Diamine...

Il verde non è proprio un colore tipico per i demoni di Tzeentch, ma mi sembra comunque un buon "fuoco spettrale". E poi, dopotutto, altri demoni hanno il fuoco blu e il fuoco rosa, ci sta che gli strillatori abbiano il fuoco verde. E stiamo sfociando in un sentai.

Ah, sì: messo così in fondo, neanche si nota che lo strillatorino, Strillasecondo, è più grande degli altri, vero?

Infine, una nota: lo schema di colore è praticamente identico a quello che ho usato in passato per i miei pirodemoni di Tzeentch. le fiamme sono fatte proprio allo stesso modo, mentre i corpi meritano due parole: per i pirodemoni sono partito da una base nera, con una passata di celeste a pennello asciutto, celeste puro nei punti di luce, e un lavaggio totale con un inchiostro lucido (sempre un glaze GW di colore blu). Per gli strillatori, invece, il colore di base è stato un blu scuro. Volevo renderli globalmente più luminosi, in modo che le fiamme staccassero di meno.

Ed ora? Ed ora boh, signori miei. Ho tanto studio, tante cose che vorrei fare e tanta poca voglia.
Il che, in effetti, è normale e quasi un po' banale.

mercoledì 29 maggio 2013

Satirizzando il fanatismo internettofilo

Presumo che tutti ne conoscano almeno uno: un individuo, giovane o di mezza età, che si professa ateo o agnostico (bene!), razionale (bene!), e che si beve qualsiasi boiata trovi su internet ('spetta, 'spetta, cosa?) solo perché su internet l'ha trovata.
Ora, sarò cattivo io, ma una persona del genere mi sembra solo l'ennesimo tipo di bigotto, che semplicemente ha scelto il web come proprio testo sacro. All'atto pratico, il senso critico con cui si approccia ai suoi siti di riferimento è lo stesso con cui un fanatico religioso si approccia al testo della sua fede.
Si potrebbe sostenere che credere al web è meglio che credere a un libro vecchio e bacucco, che il webbeddemocratico, che il web loffallaggenteccomenoi; potresti, lettore, ma (permettimi di citare un grande autore comico) queste sono balordaggini, e lo sai anche tu: buona parte dei contenuti che si trovano su internet sono creati da pochissime persone, con precisi interessi economici (se non altro volti a guadagnare il necessario per mantenere siti ben più grossi di questo mio miserrimo blog), e ancora peggio troppo spesso mancano di riferimenti precisi e di prove concrete.
Quanti sono i siti internet che si citano a vicenda per darsi reciprocamente autorità? E quanto è ridicolo? E' come se Marco e Luigi sostenessero entrambi che la terra abbia la forma di un castoro, Marco basandosi sull'autorità di Luigi e Luigi su quella di Marco. I nostri due castorofili verrebbero probabilmente internati, ma fra gli internauti è normale prendere per buono un ragionamento simile.
Il problema sta sempre là: la mancanza di senso critico che si ha nell'approcciarsi a un qualcosa, sia esso una fede religiosa, un ideale politico o un qualche mezzo di comunicazione; in effetti, fra internet e la televisione non passa una grossa differenza, con buona pace dei sogni di tanti rivoluzionari da poltroncina, pronti a cambiare il mondo con un click.
Ora come ora, in Italia c'è un recentemente smagrito partito, pardon, mo' vi mento, che su questo approccio fideistico al web ha costruito la sua fortuna; e fa specie vedere amici assolutamente atei agire come bigotti seguaci del miliardario omicida padre-padrone di tale gruppo. Ma anche sul versante opposto trovo tanti amici che, pur ridendosela sia del bigottismo religioso, sia del bigottimo sgrulleggiante, sono comunque pronti a credere a qualsiasi fesseria sia scritta sui loro siti di riferimento, anche contro ogni possibile parere di un vero esperto.

Questa breve satira è dedicata proprio a una di tali persone.


Quanto mi sembri ridicolo, amico
Che parli e ti scaldi
Senza sapere. L'ho letto, mi dici,
Sul web, non ti serve
Niente di più che quest'ipse lo dixit.
Che importa cercare
Prove, che importa indagare le fonti,
Avere un parere
Proprio, se tanto ti basta spulciare
La rete e trovare
Qualche sentenza sputata a casaccio,
Ornata e tirata a
Lucido usando retorica spiccia, a
Far presa sui grulli?
Dico davvero: non serve adorare un
Cadavere in croce, un
Fuoco di sterpi, una qualche trimurti o
Un qualche altro dio,
Questo non è necessario per esser
Bigotto. Ti basta
Sceglierti un qualche maestro assoluto
Al quale ubbidire, al
Quale prestare un ascolto costante
Spegnendo il cervello. E
Tu, come sembra, da pesce un po' tonno,
Hai scelto la rete.

martedì 21 maggio 2013

Tre poesie brevi

Va bene, lo dico subito: una è soltanto un distico, un brevissimo distico figlio della stanchezza mattutina.
La terza poesia, invece, è un "frammento di clima", col cielo coperto di nuvole mosse dal maestrale.
E la prima? Anche la prima poesia prende le mosse da una questione "climatica" (sole e vento freddo, che si fa sentire non appena si sta all'ombra, sono una costante della mia zona), ma sviluppa una sorta di velata riflessione quasi metaforica. Mentre invece la conclusione è abbastanza chiaramente ispirata a una canzone, che riprendo quasi parola per parola.



Brividi e sole mi paiono quasi
Giocare una danza,
Sempre intrecciati in abbracci cangianti
Di vento e di luce.
Languidi i passi che tu, primavera,
Indugi a mostrare
Quando ti muti cambiando in estate.
O forse soltanto
Io ricerco da te le risposte a
Domande inespresse?


Lenti sbadigli di dolce esaustione.
Caffè, tu mi salvi.


Lungo le nubi del cielo la corsa
Del vento, un eterno
Lento mutare di rivoli d'acqua
Sospesi sul mondo.

venerdì 17 maggio 2013

Periodo di stanca

Come succede a volte, sono un po' di giorni che la voglia di fare mi manca. O meglio: sto facendo tante, taaante cose, ma nessuna di esse è "blogghizzabile".

Però ci sono ancora. E appena avrò nuovamente tempo libero o ispirazione menefreghista nei confronti degli impegni, beh, pubblicherò qualcosa. ;)

sabato 11 maggio 2013

Strazia anime dipinto e pronto all'uso, o: i demoni avranno mari e tonnellate di veicoli.

E finalmente lo strazia anime è dipinto, protetto col protettivo e pronto all'uso. Non che pensi non lo si sarebbe potuto migliorare, o che riscolpendolo oggi da zero non lo farei migliore; ma dovrò pur usarlo prima o poi, no? E ci sono altri progetti che richiedono la mia attenzione, anche nell'ambito modellistico (troppi, sono troppi; non devo comprare più miniature fino a che non le dipingo tutte, ecco!).

Il pezzo dipinto di fianco ad un altro modello che sto dipingendo. Di che si tratta? Diciamo solo che da tempo ne avevo 20, e che era il caso li risistemassi prima di usarli ancora: com'erano prima erano un... orrore!
 
Una delle tre gambe del pezzo; dico la verità: in molti mi hanno criticato proprio la scelta di dargliene solo tre e non sei o almeno quattro. L'origine di questa "mancanza" sta nel mio primo anno da modellista e wargamer, quando puntavo più al risparmio di tempo e denaro che non all'effetto, per cui tre piedi erano un minimo sindacale facile da raggiungere. Ma, dopotutto, per risolvere i problemi di mobilità posso benissimo ipotizzare che l'addome del demone sia mobile e che dunque le zampe possano muoversi anche in avanti e all'indietro, no?

Il cannone; non sono troppo soddisfatto del dappo, un pezzo che ha avuto tante colorazioni nel corso della sua vita; ma stocavolo. Sulla placca (una borchia in origine) ho dipinto il simbolo di Slaanesh, il massimo che la mia incapacità mi possa permettere di fare nel campo dei disegni a mano libera con pennello.

Guardiamo ora il cannone; la chela è ossea, ma cosparsa di vene-tubicini d'icore demoniaco.

Se manone, "magli" ("fists" nell'originale, ma si sa che c'è l'obbligo morale per chi traduce dall'Inglese all'Italiano di farlo sempre un po' alla 'azzo) e chele giganti sono l'essenza di Warhammer 40.000, ebbene, questo pezzo è decisamente a tono.

Il teschio in mezzo all'ingranaggio è in WH40K un simbolo che poco ha a che fare con i demoni. Tuttavia, l'idea implicita dietro a questo strazia anime è che sia stato fatto a partire dai pezzi di una macchina dell'Imperium, e dunque il simboletto ci sta tutto.

Gamba, spuntoni e teschio; non temete: in questo ingrandimento si vedono dettagli e difetti che ad occhio nudo non si scorgono neppure. Ma, in ogni caso, la strada del miglioramento è ancora lunga...

Riguardo ai tubi, sono stati dipinti con almeno due tinte di colore, ma esse sono state uniformate dal protettivo lucido. Volevo che brillassero, come se al loro interno ci fosse una sostanza ardente e inumana.

L'addome del demone è coperto da una serie di placche metalliche, realizzate in verità col cartone. Questo è stato uno dei primi tratti che mi sono venuti in mente quando ho deciso di ristrutturare il pezzo.

Devo dire che da questa visuale lo strazia anime mi piace assai: sembra davvero che sia fatto di macchina e demone amalgamati, ma non certo completamente omogenei.

Riguardo ai tubi, alcuni sono molto più irregolari degli altri; trattasi di fili di rame intrecciati, che risalgono alla prima incarnazione del pezzo.
Ah, sì, in alcuni tubi c'è almeno un annennino d'ombra, non fatto benissimo ma tant'è...

Lo devo ammettere, da qui sembra che il mio strazia anime stia facendo la spaccata.

Accostamenti cromatici vari; e, sullo sfondo, si vede il mio araldo in corso di pittura. La verità è che sono un pigro: ho dato il colore base su tutto, ma ho paura di far quei due ritocchetti necessari alla lavatura (che sarà la stessa per tutte le sfumature), e dunque se ne sta così da quasi un mese.
 
Il mazzafrusto del pezzo. Con il nuovo aggiornamento dell'esercito, gli strazia anime possono avere solo una chela e una spada, ma non altre armi. Ma noi, tutto commato, ce ne freghiamo abbastanza assai; e se qualcuno non dovesse condividere la mia idea di rendere questo mazzafrusto equivalente a una spada, lo prenderei prima a colpi di mazzafrusto e poi a spadate, ecco.
Come mai "colpi di mazzafrusto"? Beh, "mazzafrustate" sembra un termine un poco porneggiante...

E, infine, il demone incarnato; la macchina penitente, il pezzo di base, ospita al suo interno un peccatore (peccatore agli occhi dell'Imperium, un governuzzo che combina tratti dittatoriali e di teocrazia in un mix di totalitarismo puro; il penitente potrebbe essere una persona di gran lunga migliore di chi l'ha punito), condannato a espiare la sua colpa combattendo e morendo in guerra. La mia idea è che uno di questi penitenti sia stato posseduto da un demone, e che l'intero veicolo sia divenuto presto uno strazia anime. Il demone stesso sarebbe qualcosa di distinto, e così l'ho dipinto con un colore molto particolare e "spettrale".



Infine, che cosa ci riserva il futuro? Di che mi sto occupando? Cannone dei teschi di Khorne? Sì, cannone dei teschi di Khorne. E pure rosso metallizzato, perché lo stile è importante anche sul campo di battaglia.

giovedì 9 maggio 2013

I violenti e violacei veicoli di Slaanesh

Qualche giorno fa avevo accennato, nel pubblicare le foto del mio carro di Slaanesh, alla possibilità di montarci sopra anche due demonette in arcione?

Ecco, ho fatto qualche prova, e il risultato non è per niente negativo, anzi.

Ovviamente, ora come ora le due demonette (provenienti dai rimasugli dello stesso kit che mi ha permesso di assemblare le ruote del carro) sono solo patafixate in posizione: le incollerò solo dopo aver dipinto il carro.
 
 Fra le altre cose, questo primo piano della cacciatrice mi è servito a notare che avevo lasciato una linea di fusione.

Ecco l'araldo/a di Slaanesh che guida il carro: l'avevo già assemblata/o tempo fa, ora mi sono limitato a inserire un sistema di incastri per i piedi.

Il pezzo di partenza era una elfa oscura incantatrice di Warhammer Fantasy Battle, solo un poco modificata. Un bel pezzo: ne ho anche un altro, sempre modificato, dipinto come maga elfa generica.

Come dicevo, il pezzo ha anche una basetta nella quale inserirlo mediante incastri.


Visto che ci sono, poi, ci tengo a mettere anche sul blog le foto di una mia vecchia, vecchissima autocostruzione, ripresa in mano mesi a e finalmente in procinto di essere quasi completamente dipinta.
Trattasi di uno strazia anime dei demoni del Caos di Warhammer realizzato a partire da una macchina penitente di Warhammer 40.000


 In origine, il pezzo si presentava così; all'epoca non ero bravissimo a scolpire, lo so, ma ero comunque contento delle gambe con articolazioni snodabili (e snodate: si muovevano un sacco ed il pezzo non era mai in equilibrio).

Ora, il pezzo si presenta in questo modo; la pittura, come potete vedere, è ben lungi dall'essere finita, se non sulla pelle, ma mi pare che inizi a farsi apprezzare. E delle modifiche "materiali" sono più che contento; ho usato di tutto - cartone, milliput, materia verde, das, filo elettrico, tubicini da giardinaggio, corde di chitarra, balsa, pezzi di avanzo e anche bottoni salvati dal secco indifferenziato - ma, con una buona mano di colore, mi pare che il tutto stia diventando veramente armonico.

La carne demoniaca è fatta con tre sole mani di colore: viola di fonda, rosa acceso a pennello asciutto, e lavaggio con un inchiostro viola.

Tutti i tubi dovranno ovviamente essere dipinti di blu, con delle piccole luci in azzurro, e quindi resi belli glitterosi onde farli sembrare veramente lucidi di immonde sostanze demoniache.

Sì, il tappo del cannone è mobile.

La "penitente"; verrà dipinta con un inchiostro lucido blu sopra un fondo bianco, per darle un aspetto veramente spettrale e renderla plausibile come "anima" del demone.

Questa chela verrà dipinta in color osso, con delle venone rosa sopra. 

 E per chi se lo stesse chiedendo, sì, quello delle rifiniture è un rosso metallizzato; lo stesso colore che sto usando per il carro di Khorne da cui ho ricavato il demone "apritore di portali".

martedì 7 maggio 2013

Poesia frammentaria, poesia lunga

O anche "yba ùùùù", noto anche come "sbaglio a poggiar le dita sulla tastiera e mi salta fuori 'sto schifo di titolo"; è successo, non ridete.

Errori a parte, ho deciso di proporvi due poesie scritte fra oggi e ieri. La prima, che in verità era conclusa già ieri, è un brevissimo componimento. Metricamente sono due dei miei distici, niente di che; la vera particolarità, però, sta nel modo in cui ho voluto interrompere volontariamente una frase per riprendere, subito dopo, dando l'idea che ci fosse qualcosa in mezzo alle due parti della poesia - qualcosa che si è perso, o forse qualcosa che non sono riuscito a esprimere, o forse qualcosa che non si può esprimere.


Gesti consueti al mattino, consunti
Dagli anni e dai giorni,
Simili eppure...
naufragi di sogni
Nel mare del tempo.


La seconda poesia è invece decisamente lunga (più di 40 distici se non ho contato male, ci avviciniamo ai 100 versi e a traguardo che raramente raggiungo in così poco tempo).
Per certi versi è un componimento ispirato, per altri è pura fantasia. Ma la "spiegazione" la rimando a dopo la lettura.


Venne la dama vestita di brina,
Tremante ed altera.
Labbra sbiadite d'azzurro, increspate
Appena in un riso
Perfido, forse, o soltanto inumato,
Sotteso, socchiuse,
Bianche sul bianco del volto, laddove
Brillavano al sole
Solo quegli occhi di ghiaccio bruciante.
Le candide chiome
Erano sciolte, e cadevano in ciocche
Bagnate di neve
Lungo le spalle adornate di nudo
Dell'esile dama.
Sono venuta, mi disse, a privarti
Di tutto, mortale.
Sono sorella di Morte, e di Vita, e
D'Amore. E come
Morte distoglie il respiro di Vita,
Così dell'Amore
Sono la sola, la vera nemica,
L'acerrima e fiera.
Sono la figlia del padre crudele,
L'Inverno impietoso.
Offrimi il petto, che possa strapparti
Dal cuore ogni caldo,
Puro sentire d'Amore. E lei pose
Sul petto le dita,
Tocco gentile di candida neve.
Ma subito, quasi,
Ella distolse la mano, tremando
D'orrore. Chi sei, mi
Chiese, chi sei, domandò, tu che solo
Non temi, mortale, il
Tocco impietoso del gelo nel cuore,
Chi sei, domandò con
Voce incrinata, capace tu solo
D'alzare lo sguardo
Cupo, fissarmi negli occhi di ghiaccio,
Chi sei, tu che solo
Nulla hai da perdere in petto, ma solo
Un pallido vuoto,
Quasi che nulla ti ispiri un sentire,
Vivendo una vita
Priva d'Amore anche senza di me, che
Dovrei dell'Amore
Essere il solo flagello, la sola
Che possa negarlo,
L'unica in grado ad un semplice tocco
D'uccidere Amore?
Ella tremava, e di colpo si sciolse in
Sorrisi ed in pianto.
Dimmi, sei forse anche tu, mio mortale
Creato dal freddo
Gelo d'Inverno, fratello e compagno
Per me, che da sempre
Soffro lo stesso dolore che infliggo
Con queste carezze?
Porse le mani, cercando un abbraccio.
Ed io la respinsi.
Risi, tenendo lontane le dita
Di lei che implorava.
Sono, mia misera dama, soltanto
L'ennesimo frutto,
Crudo e crudele, spietato, piantato
Da voi, gli immortali,
Senza riguardo nei nostri confronti
D'umani sognanti.
Vita mi diede i natali, e di Morte
Conobbi lo sguardo;
Sempre son stato schernito da Amore, il
Buffone deriso, al
Quale giocava gli scherzi crudeli
Di cui gli immortali
Sono capaci. Quel gelo che pensi
D'avere tu sola
Nacque nel cuore anche a me, senza padri
Né tocchi di dita.
Misera figlia d'Inverno, patisci
Quel male che doni:
Sola vendetta al mortale ferito
Ferire voi stessi.


Come scrivevo prima, questa poesia è in parte ispirazione, in parte elaborazione cosciente e razionale. E, nell'idea di un essere semplicemente indurito all'amore, quantomeno per qualche tempo, c'è senza dubbio un che di autobiografico. Ma l'immagine della mancanza d'amore portata da un'entità immaginata come donna di ghiaccio (quasi una amabile che porta al non amore, un ossimoro in effetti) non ha chiaramente molti riferimenti nel mondo reale. Fin qui l'ispirazione.
Poi la decisione razionale di fare di un componimento simile, che fino a un certo punto è caso perfetto ed esemplare di "romanticumine pseudospirituale", un inno all'umano che non ha bisogno di spiriti, entità eterne, immortali o altro.

lunedì 6 maggio 2013

Un perfido carro di Slaanesh

Tutto è iniziato da una polena per modellismo navale, dalla quale anni fa realizzai il mio secondo carro di Slaanesh, ovvero la mia prima autocostruzione per warhammer "fatta bene".

Il vero "punto di svolta" era stato il modo di intendere la miniatura non più come un pezzo per giocare, ma come un oggetto che veicolasse un certo significato e che provocasse certi sentimenti; essendo Slaanesh, nel background di Warhammer (40K) il dio del Caos della perfezione e del piacere spinti fino alle loro più ripugnanti eppure attrattive conseguenze, i cui demoni sono amalgama innaturale di umano, mammifero, insetto e rettile, il carro doveva trasmettere questi concetti.
Perciò immaginai il veicolo (di cui all'epoca non c'era un modello standard, e non era neppure "veicolo" in effetti) come una sorta di carro volante dalle forme abbastanza affusolate, che riprendeva nella sagoma la forma del simbolo di Slaanesh, trainato da due orride creature rettiliformi; il punto forte era appunto la polena del carro-nave, sottoposta a un trattamento non proprio politicamente corretto da parte della carne demoniaca che ricopriva la struttura di metallo.

Il pezzo com'era allora. All'epoca, tutte le mie basette erano marroni, come è ancora il mio - da lungo tempo inutilizzato - tavolo regolamentare per WH.

Qualche settimana fa, però, le cose sono cambiate: la tensione da esame, in qualche modo, devo pur sublimarla, e il modellismo mi rilassa dallo studio. Inoltre, il nuovo regolamento e i nuovi modelli avevano reso il mio carro autocostruito inadeguato. Che fare?
Mi sono venuti in aiuto i pezzi avanzati dal carro delle cacciatrici di Slaanesh, in particolare quelli da cui si poteva ricavare un secondo set di ruote falcate.

Il resto, in sostanza, è venuto da sé: la scultura di un faccione ridente e inquietantemente gaio sul volto del carro, nuovi tentacoli per coprire pecche ed accentuare i tratti aberranti, due enormi lame falcate per sopperire alla mancanza di altre lame, e due sbarazzinissimi tentacoli quasi grottescamente simpatici.

Ed è così che è nato il mio personale carro, da utilizzare come carro delle cacciatrici esaltate. Mancano ancora pilota e demonette cavalca-bestie, ma ci siamo quasi.

Il carro costruito da me a confronto con il mio carro delle cacciatrici standard; le differenze si vedono, ma se una autocostruzione personalizzata non fosse personalizzata a che cosa servirebbe?

Il carro visto di fronte, con la faccia sua e quella della polena. L'accostamento di un viso sofferente e di uno che ride fino al delirio mi sembra quantomai demoniaco.

Il volto del carro in tutto il suo splendore. Le due lame fanno effetto "braccine", rendendolo in qualche modo grottesco, mentre la barba è un dettaglio che rende il tutto ancor più demente.

Le due lame sono fatte il plasticard, plastica sottile che si taglia con le forbici; in questo caso, è stata affilata fino a poter tagliare la carta.

Il carro visto di profilo. Penso che, anche non dipinto, ispiri abbastanza repulsione.

Questo dettaglio mi valse già tempo fa il titolo di "modellista più perverso del Cagliaritano". Peraltro, se penso che per molti è completamente a posto fare modellismo costruendo soldati e generiche macchine di morte, spesso adornate di simboli nazisti o fascisti, mi viene da pensare che la mia pseudoperversione hentaizzante e caricaturale sia poca cosa davanti al delirio di altre persone che muovono i soldatini aspirando a uccidere i propri simili.
Ah. sì: nella "polena" e in due particolari seminascosti c'è anche un'evidente simbologia fallica. Ma, dopotutto, visto che in Italia c'è chi si fa menate (letteralmente!) sulla simbologia della spada, e che forse una spada è quanto di più fallico si possa immaginare, e che pensarla come un simbolo di sovranità è sostanzialmente pensare che si debba regnare col ca**o... beh, anche qui penso che tanti altri modellisti si dimostrino ben più psicoanalizzandi di me.
Ah, che bello tirar fuori pseudolatinismi, vero?

Per scolpire il viso del demone sono partito dai dettagli: prima gli occhi, due palle enormi, e il naso a metà fra il porcino ed il naso alla francese. Sono seguiti i contorni degli occhi e delle labbra, quindi la "carne", le corna, e infine i denti.

Il carro vero e proprio. Non ho ancora deciso chi lo guiderà, quindi non ho ancora pensato a un meccanismo di aggancio per l'araldo. Un problema alla volta. Notate i due tentacoli chelati.

Vista posteriore del groviglio di tentacoli che sta sotto al carro; l'idea è che anche essi afferrino e torturino le carni dei nemici. E poi fanno tanto "lovecraft", vero?

I due demoni che trainano il carro sono ricavati con teste di demonette e corpi di non meglio identificati uomini lucertola; nel ricostruire il pezzo, ho aggiunto loro della pelliccia sulle spalle - sia per coprire "peccati di gioventù", sia per renderli più strani.

I tentacoli si avvolgono a vicenda, ed è su questi tentacoli che poserò le demonette di guida.
Insomma, ne vedrete ancora delle belle su questo carro...


giovedì 2 maggio 2013

Perni, magneti ed incastri: la gioia del modellista parsimonioso.

Ieri era la festa dei (sempre più non, e con sempre più balordi che prosperano sulla loro disperazione ponendosi come messia di stocazzo) lavoratori, ma era anche una giornata che ho passato a studiare. Come sto studiando molto da un bel po' di giorni, causa esame in avvicinamento costante, progressivo e pernicioso.

Tuttavia, sono riuscito comunque a realizzare due lavoricchi modellistici - più di due. Si tratta in realtà di cose molto semplici, ovvero di alcuni sistemi gobbi per usare alcune miniature in più occasioni, rendendole montabili e smontabili attraverso vari sistemi.


Iniziamo dal sistema più semplice, i perni: per imperniare una miniatura, difatti, servono solo un pezzetto di fil di ferro dritto (ricavabile da una graffetta con un paio di tronchesine) e un piccolo trapanino a mano. I risultati non sono buoni quanto quelli del magnete, ma in certe situazioni è una manna.
Prendiamo il caso del mio carro di Slaanesh: volevo rendere smontabili le due demonette, ma i loro piedi e la struttura del carro stesso erano troppo sottili per ospitare dei magneti, pur piccoli che fossero. Così sono ricorso ai perni, e i risultati mi sembrano tutto sommato buoni.


Non sembra neppure che non siano incollate, vero?

L'unico problema, lo ammetto, sta nell'incastrare la demonetta inferiore dentro il posto di guida del carro. Che poi, "guida"...

 Non si vede nulla, vero? Non c'è trucco e non c'è inganno, c'è solo un perno e nessun danno.

 Ed ora le due demonette sulle loro basette. Non si nota niente. Ah, sì, una curiosità: la basetta di destra era quella su cui montai la mia primissima conversione, un pezzo veramente orribile che già da tempo è stato cestinato. I ricordi...


Dal viaggio a Milano ho portato indietro come souvenir nerdico questa miniatura di Anima Tactics, presa per pure ragioni modellistiche. Problema: io non gioco ad Anima Tactics, e il pezzo è un discreto araldo di Slaanesh oltre che generica demonessa-vampira per GdR. Che fare? Doppia basetta, ovviamente.


Il pezzo è stato montato su una basetta regolare di WH40K (basetta rotonda da 25 mm), con nel fondo due magneti che si sovrappongono alla perfezione a quelli posti sulla basetta che si usa in Anima Tactics; non si sa mai, dopotutto...


I magneti sono poggiati su un supporto di das; il das in eccesso l'ho usato per creare questo simpatico effetto "terra" attorno alla croce.

Anche questa basetta, in effetti, ha una storia tutta sua...


Infine, vi ricordate il mio demone apritore di portali? ho deciso di renderlo giocabile in WH40K, dandogli una basetta rotonda; in teoria gli araldi di Khorne hanno basette sia da 40 che da 25 mm di diametro, quindi la cosa dovrebbe essere regolamentare. Come ho risolto? Puro e semplice incastro, puro e semplice incastro: sulla basetta rotonda è montata una struttura in das che si incastra alla perfezione col fondo di quella quadrata, e i giochi sono fatti. Non è un sistema raffinato, ma funziona.

Visto il gesto del demone di aprire un portale, la doppia basetta mi permetterà anche di applicare interessanti colorazioni: dopotutto, la basetta inferiore è già dimensione demoniaca, no?

Il fondo della basetta; ha una strana aria da costruzione lego, vero?